giovedì 13 novembre 2025

La crisi del diritto di sciopero

 La crisi del diritto di sciopero

Il Ticino, 31 ottobre 2025

Le ripetute proclamazioni di scioperi settoriali (specialmente nei trasporti) e persino di quelli generali dicono, paradossalmente, della crisi di questa storica forma di lotta sindacale. Da strumento di riscatto delle categorie più deboli di lavoratori, si è mutata in mezzo di polemica spesso puramente politica o di concorrenza tra gli stessi sindacati.

Per questo, sembra non costituire più una risorsa che consenta di ottenere oggettivi benefici per impiegati e operai; anzi, i disagi, che sovente gli scioperi provocano, vengono stigmatizzati da coloro che vedono così ostacolato il proprio diritto al lavoro. Non si comprende, poi, quale vantaggio pensino di poter conseguire le organizzazioni sindacali proclamanti, visto che simile operato si ritorce contro la loro stessa immagine.

Quel che è certo è che in alcuni settori – soprattutto il trasporto pubblico locale – l’unico soggetto che ne trae utilità è il datore di lavoro. Infatti, l’esercente del servizio pubblico risparmia su retribuzioni, carburante, energia, usura dei mezzi; non perde i ricavi degli abbonamenti, ma unicamente quelli dei biglietti giornalieri.

Se poi si consulta il “Cruscotto scioperi” sul sito internet del Dipartimento della Funzione Pubblica, si può osservare come, in genere, il tasso di adesione agli scioperi dei dipendenti pubblici (gli unici per i quali si dispone di dati certi) sia mediamente esiguo.

Di recente, opportunamente Pietro Ichino ha ricordato quanto osservavano in Assemblea costituente due storici esponenti della sinistra politica e del sindacato, quali Vittorio Foa e Giuseppe Di Vittorio. Quest’ultimo, ad esempio, faceva appello alla “coscienza civica degli stessi lavoratori dei servizi pubblici, i quali sono consapevoli delle conseguenze particolarmente gravi del loro sciopero”, anche in vista dell’“interesse che hanno i lavoratori di altre branche di lavoro di evitarne gli abusi (dato che sarebbero fra i primi danneggiati)”.

Marco Ferraresi