I prossimi referendum sul lavoro (Il Ticino, 21 marzo 2025)
Quattro i referendum sul lavoro (oltre a quello sulla cittadinanza) promossi dalla Cgil e sottoposti al voto degli italiani l’8-9 giugno prossimi.
Il primo referendum sul lavoro mira ad espungere il “contratto a tutele crescenti”. Con il quesito, i promotori intendono abrogare la riforma dei licenziamenti introdotta dal governo Renzi nel 2015, così da rendere nuovamente applicabile l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori in favore di tutti i lavoratori delle imprese di maggiori dimensioni, anche assunti dopo la predetta riforma. L’iniziativa non sembra tenere in conto, tuttavia, della successiva riforma del 2018 e delle sentenze della Corte costituzionale, che hanno inciso sull’impianto originario.
Il secondo referendum intende eliminare qualunque tetto massimo al risarcimento del danno in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese. L’esito sarebbe paradossale: il risarcimento a carico di un piccolo datore di lavoro potrebbe essere più costoso di quello dovuto, per ipotesi simili, da una grande impresa.
Il terzo attiene all’abrogazione parziale di norme in materia di contratto a tempo determinato. In sostanza, si desidera reintrodurre l’obbligo di indicare, come in passato, le ragioni dell’assunzione con contratto a termine, anche per il primo contratto e qualunque sia la relativa durata. Ma non è affatto detto che più vincoli al contratto a termine portino a più assunzioni a tempo indeterminato. Vi è anzi il rischio della perdita di occasioni di lavoro.
Il quarto referendum vorrebbe estendere la responsabilità solidale tra committente e appaltatore per gli infortuni subiti dal dipendente di quest’ultimo, anche per rischi specifici dell’attività dell’impresa appaltatrice. Si tratterebbe di un aggravio di responsabilità irragionevole, perché porrebbe a carico del committente un rischio incontrollabile: quello di un’impresa chiamata a rendere una prestazione specialistica, diversa da quella esercitata dal committente.
Marco Ferraresi